Imbiancare casa a seguito di danni da infiltrazione d’acqua è una disavventura. Implica costi, tempo e fatica, se ce ne si occupa in prima persona. Purtroppo, però, è un’eventualità che talvolta si manifesta, fonte anche di controversie legali.
Il proprietario del bene da cui l’infiltrazione proviene è responsabile in via oggettiva quale custode. A sancirlo è l’art. 2051 del Codice Civile. Ciascuno risponde di quanto cagionato dalle cose in custodia, a meno che provi il fortuito caso. Ciononostante il titolo di assunzione è stato incerto. Ciò fino a quando la Corte di Cassazione non è intervenuta mediante la sentenza n. 20427 del 25 luglio 2008.
Danni da infiltrazione d’acqua: di chi è la responsabilità secondo la Corte di Cassazione
In giurisprudenza la responsabilità per i danni causati da cose in custodia ha “carattere oggettivo e, perché possa configurarsi in concreto – si legge nel pronunciamento della Corte Suprema-, è sufficiente che sussista il nesso causale tra la cosa in custodia e il danno arrecato, senza che rilevi al riguardo la condotta del custode e l’osservanza o meno di un obbligo di vigilanza, in quanto la nozione di custodia nel caso rilevante non presuppone né implica uno specifico obbligo di custodire analogo a quello previsto per il depositario, e funzione della norma è, d’altro canto, quella di imputare la responsabilità a chi si trova nelle condizioni di controllare i rischi inerenti alla cosa, dovendo pertanto considerarsi custode chi di fatto ne controlla le modalità d’uso e di conservazione, e non necessariamente il proprietario o chi si trova con essa in relazione diretta”.
Insomma, si paga dazio non per la custodia del bene in sé, ma per la posizione ad esso associata. È evidente, allora, come dell’infiltrazione d’acqua in condominio possano rispondere, individualmente o in concorso, varie persone.
In chi è individuato il custode
Ciò, in quanto, “il “custode” è individuato non soltanto nel proprietario, ma anche nell’usufruttuario, nell’enfiteuta, nel conduttore, nel possessore, nel detentore e, in genere, in colui che esercita un effettivo e non occasionale potere materiale sulla cosa stessa, tale da implicare il governo e l’uso di qui, il dovere di vigilanza e di controllo, in modo da impedire che produca danni a terzi” (Pietro Perlingieri, Manuale di diritto civile, Napoli, 1997).
Se, ad esempio, piove in casa il proprietario del bene dal quale deriva il danno è pertanto obbligato al risarcimento. Perché questa lunga (e speriamo non troppo tediosa) premesse giuridica? Perché, pur facendo tutti gli scongiuri del caso, qualora un episodio del genere debba effettivamente accadere andrà innanzitutto rilevato il responsabile.
Danni da infiltrazione d’acqua: chi ne risponde a livello economico
Le indicazioni fornite dalla Cassazione hanno una valenza sul piano economico. Naturalmente, uno scenario del genere implicherebbe delle spese, anche e soprattutto legate alla manodopera. Nel momento in cui con le faccende manuali si abbia una buona dimestichezza, è possibile però occuparsene in prima persona.
Le conseguenze negative provocate da un’infiltrazione d’acqua, come le tipiche macchie gialle sulle pareti, non sono problemi irreparabili. Dettati da un apparecchio idraulico o un tetto che perde, hanno solitamente lieve entità. Attraverso una semplice operazione di tinteggiatura le macchie sono eliminabili.
La via più semplice
Nella fattispecie, è sufficiente carteggiare la superficie con carta vetrata a grana fine; giusto per togliere la parte di intonaco che ha finito per bagnarsi. Fatto ciò, si passa una mano di vernice isolante e successivamente si procede alla stessa tinteggiatura del colore preesistente; oppure, in alternativa, si può intervenire sull’intera parete, in modo da impedire il costituirsi di antiestetiche chiazze scure e chiare.
Se il muro ha riportato conseguenze in profondità, riguardando pure l’intonaco di copertura, i passi sopra descritti non bastano. Per prevenire la muffa è essenziale rifare la camicia di stucco e attendere l’essiccazione; in seguito si procede con la finitura e la tinteggiatura con i prodotti appositi spesso a base di pliolite.
Se l’infiltrazione d’acqua ha coinvolto il soffitto, a seconda del materiale con cui la controsoffittatura è realizzata, servirà prendere le migliori accortezze. Se il controsoffitto è fatto di sughero o di polistirolo, è abbastanza:
- aprire le finestre;
- lasciare asciugare la macchina;
- rimuovere il calcare e la polvere generate dall’infiltrazione d’acqua;
- tinteggiare l’intera soffitta con un pennello montato su una lunga asta o un rullo.
Danni da infiltrazione d’acqua: e se la soffitta è stata rivestita con la carta da parati?
Uno scenario a parte è se la soffitta è stata rivestita con la carta da parati e non la si voglia riapplicare dopo l’infiltrazione d’acqua. Per ovviare al problema è sufficiente munirsi di un secchio d’acqua e una spatola, e inumidire l’intera superficie, mettendola completamente a nudo.
Si applicano fogli di carta di giornale e, una volta essiccata la sotto carta bianca, si sceglie la vernice. Che ridonerà una superficie perfettamente liscia, compatta e senza aloni.
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